Tracce di percorsi

Dalle prime composizioni per banda, l’imprinting della sua formazione musicale, alla ricerca di un linguaggio che fondesse poesia e musica, nell’opera “Il ritorno”, nelle liriche ispirate a testi di Petrarca, Montale, Ungaretti, all’esplorazione di sonorità diverse, attraverso “molteplici pagine  di musica da camera che – come ha sottolineato Antonio Braga – continuò a scrivere con felicità di mano fino ai suoi ultimi giorni”.
Un percorso compositivo innovatore, sperimentatore, quello di Calbi, ma nel segno - per citare ancora Braga – “di una armonia sempre consapevole della lunga eredità raccolta dal passato e dei suoi sapienti nessi tra gli accordi.”

 

Perché Odisseo non ha cantato

Innovare il teatro d’opera, questa una delle ispirazioni primigenie di Calbi, che già nel 1949 compone un’opera, “Il ritorno (di Ulisse)”, basata sulla distinzione tra ruoli recitati e ruoli cantati. “Recitano i personaggi umani, cantano le voci della natura”,   spiega in un articolo del 1951. “… Odisseo e la Vergine recitano; l’Aretusa e il mare cantano”. Un’intuizione innovativa sicuramente, una forma di “multimedialità”, la definiremmo oggi (nell’opera vi sono anche danze e cori), che nasce dall’esigenza di superare “il secolare problema se sulla scena debba prevalere la musica o la poesia” e coglie in anticipo le novità prodotte dal diffondersi di radio e cinema (non ancora in quegli anni la televisione), che – scrive Calbi -  “vanno abituando il pubblico a questo tipo di connubio tra lirica e drammatica”.
Musica, danza, poesia si intrecciano e si rincorrono in altre composizioni di Calbi, nei balletti “La clessidra” e “Il gaudente”, rappresentati al Teatro San Carlo e al Teatro di Corte di Napoli, nelle tante liriche su testi poetici di autori per lo più contemporanei, Ungaretti, Saba, Montale, conosciuti sì, ma non ancora entrati nel canone letterario del ‘900 quando Calbi si è ispirato ai loro versi.
In particolare su “Meriggiare” vale la pena ricordare che Calbi inviò il suo spartito a Montale, che era appassionato di musica, da giovane aveva studiato da baritono e nel dopoguerra è stato per lunghi anni critico musicale del “Corriere della sera”. Ne ricevette un vivo apprezzamento e incoraggiamento, … anche il suggerimento che la lirica fosse più adatta alla voce di  baritono. Ma a Calbi i suoni aspri “dei cocci aguzzi di bottiglia” sembravano proprio adatti alla voce di soprano.

Approfondisci»

 

Lucania musicale

Un legame mai interrotto con la sua terra natale, e ricambiato con affetto. “Ecco … siam giunti … guarda là … il castello…”, dice Mauro, il protagonista di “Notte mancata” nelle prime battute dell’opera. Il castello potrebbe essere proprio la Torre normanna, che è simbolo di San Mauro Forte, dove Calbi è nato. Il protagonista, guarda caso, si chiama Mauro e  la vicenda si ispira a storie e tradizioni della Lucania.
Nel saggio “Un lucano nel rinnovamento della musica italiana” Marco Ranaldi ricorda che Calbi è stato “sempre disponibile e pronto ad intervenire nell’interesse della propria terra e della cultura”. In “Lucania musicale”, nella raccolta di “Studi lucani e meridionali”, del 1978, Calbi ricostruisce in modo puntuale e documentato la storia della musica in Lucania, dalle origini, ascrivibili a Cassiodoro, il monaco apologista del VI secolo, alla tradizione colta e più conosciuta di Carlo Gesualdo da Venosa ed Egidio Romualdo Duni, lamenta la mancanza di scuole musicali, “nemmeno un liceo musicale privato”, che ha a lungo afflitto la regione. Ma – afferma con decisione – “la ricchezza musicale della Lucania è la banda”. La banda in cui suonava sin da piccolo “suonacchiando” … la banda cui ha dedicato molte composizioni ed approfondimenti storici, la banda di San Mauro Forte, che quasi fa tutt’uno con la storia della famiglia Calbi per un arco di tempo che va dal 1890 agli anni ’60 del secolo scorso. 
Ancora ispirazioni lucane. Tra le composizioni troviamo anche liriche su testi poetici dell’amato zio Leonardo Villone e dell’amica  Ernesta Gravina. E “Notte mancata” è un’opera su libretto del caro amico e conterraneo Donato Autera, tratta da “Tempeste feudali”, dell’autore lavellese Giuseppe Solimene, una storia di amori, tradimenti e morte tra i saloni e le piazze degli antichi palazzi baronali.   
In Lucania inoltre Calbi organizza concerti, promuove in occasione del terremoto del 1980 una cospicua donazione di libri al Conservatorio di Potenza, attraverso l’Associazione lucana “Giustino Fortunato” di Napoli, come ricorda ancora il M° Ranaldi.
E l’amore per la terra natìa, la “sua petrosa Itaca”, si potrebbe dire rievocando la trama de “Il ritorno”, lo ricambia con concerti-profilo (uno a Potenza, nel 1994), con un concerto in memoria, nel 1996 a San Mauro Forte e “In ricordo di Otello Calbi” durante la Festa del Campanaccio del gennaio 2016,  – in cui un ampio profilo biografico fu curato dal nipote Giuseppe Casale.

Approfondisci»

 

Girellando"… curiosando …

...tra tante musiche da camera, per pianoforte, per archi, per fiati. Da “Girellando”, del 1958, pezzo facile per piccoli pianisti esordienti, come “Primo applauso”, alla più complesse “Bozzetto” e “Petite berceuse”, alle  “Divagazioni”. Sono quattro, composte tra il 1958 e il 1976. Della prima, nella Rassegna Musicale Curci, si dice che essa … “come rivela lo stesso titolo, si propone come una pausa piacevole e divertente … che si è fissata in termini di spontanea costruttività, svincolata dunque da rigorismi formali e impegni linguistici. Spensieratamente e con leggerezza trascorrono le sue pagine secondo un fluido decorrere tonale dove si succedono libertà armoniche solleticanti e spiritose”. Confrontando le quattro composizioni, Stefano Valanzuolo, nel profilo critico che accompagna il CD monografico del 2001,  scrive che “l’ascolto rivela il passaggio da un linguaggio rassicurante, eppure altro da quello classico per definizione, ad uno molto più virtuosistico nelle sembianze, eppure abilmente costellato di punti di riferimento”.
Girellando  … tra tanti programmi di concerti … troviamo “Omaggio a Strawinsky”, per pianoforte a 4 mani, eseguito da Angela Morrone e Paola Volpe, oggi docenti del Conservatorio “San Pietro a Majella”, che hanno voluto così ricordare il loro Maestro, in occasione della Festa della Musica del 2015.
E ancora … una foto del 1951, della prima rappresentazione del balletto “La clessidra” a Sorrento, con Valeria Lombardi e la sua compagnia di balletto. E la foto, un po’ sbiadita, della locandina della rappresentazione al Teatro San Carlo del 1968, con la “smagliante prova tecnica ed espressiva” dei primi ballerini Sonia Lo Giudice ed Attilio Cocco, le coreografie di Vitaly Osins e l’ottima direzione del M° Giacomo Maggiore.   “La clessidra, il magico potere dell’eterna giovinezza”, commentò il critico musicale Luigi Valletta.
Risalendo ancora più indietro, ai tempi di guerra. Siamo nel 1941. A Cettigne, nel Montenegro, da giovanissimo direttore della Banda dell’Esercito, Calbi esegue alcune sue marce, opere giovanili, i suoi esordi nella composizione.

 

Approfondisci»

Da un'idea di Roberta Calbi - ©2024 - tutti i diritti riservati

Lascia un tuo pensiero sul Libro dei messaggi

Powered by: Ugo Amirante