Inserire nella rassegna culturale del comune di San Mauro Forte la presentazione del libro di Roberta Calbi sulla vita del padre Otello è stato quasi un imperativo morale.
Ci tengo a fare questa premessa, non per captatio benevolentiae, ma perché credo serva a cogliere a fondo il senso della lettura di questo volume all’ombra della torre normanna.
È molto comune il vanto di figure illustri da parte dei paesi natii, al punto da incorrere nella contesa, si pensi, si parva licet, alla questione omerica. Sulla figura di Otello Calbi, stranamente, in particolare tra i più giovani, era calato un velo di oblio, restava solo un vociare diffuso, la consapevolezza sopita che la nostra comunità aveva dato i natali ad un illustre compositore, di cui si ricordava la famiglia, il nome, ma che rimaneva un dipinto incolore, incompleto, custodito solo dalla saggezza di qualche anziano parente.
Occorreva dunque un’azione di disvelamento, serviva ricostruire un rapporto solido tra la nostra comunità e Otello Calbi, questo è il merito più grande che si deve rendere al libro di Roberta e Virgilio. Queste centocinquanta pagine riescono mirabilmente a restituire al mito il calore di una persona, di un concittadino, di un “seminatore di note”, cosa che solo la passione di una figlia può compiere così a pieno.
I ricordi di Roberta, che si fanno pagine e parole, hanno per me anche un grande valore civile, ci proteggono dalla patologia dello sradicamento, dell’omologazione, ci riconnettono con un fattore determinante della nostra identità, le radici sono vocazioni, e una delle nostre grandi vocazioni è la musica, che è diventata nei decenni elemento di coesione sociale, di abbattimento delle differenze cetuali o di classe, possibilità di riscatto sociale e umano.
Non si sfugge dalle proprie radici.
Come leggere la vita di Otello Calbi se non attraverso le sue note, la musica che diventa espressione della vita, viatico per vivere, anche nelle condizioni più dure, anche in guerra cercava un pianoforte, come il taccuino delle poesie di Ungaretti in trincea.
Un istinto naturale, il suo modo di “dire sì alla vita”.
La storia di Otello Calbi è una grande lezione che Roberta ci ha offerto, che non potevamo lasciare inascoltata e che ci consente di capirci, di capire noi attraverso Otello.
Non resta che darci appuntamento per ascoltare insieme, nella nostra piazza, nel cuore della nostra storia le sue note, la sua musica, la sua vita.
Giuseppe Santochirico
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